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{"id":489,"date":"2013-05-03T15:33:41","date_gmt":"2013-05-03T13:33:41","guid":{"rendered":"http:\/\/www.webbidea.com\/?p=489"},"modified":"2013-05-03T15:44:48","modified_gmt":"2013-05-03T13:44:48","slug":"lo-diceva-marcuse-negli-anni-60","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.webbidea.com\/lo-diceva-marcuse-negli-anni-60\/","title":{"rendered":"Lo diceva Marcuse negli anni 60"},"content":{"rendered":"

Gi\u00e0 lo scriveva Marcuse parecchi anni fa, in un periodo che il capitalismo non si poteva certo definire: \u201cin crisi\u201d. L’idea che proponeva Marcuse e che io ho sempre condiviso da quando avevo 17 anni, \u00e8 a mio avviso attualissima, tanto pi\u00f9 ora in un momento di crisi profonda del capitalismo. Quello che Marcuse proponeva era di stravolgere totalmente i modelli produttivi, modelli produttivi che innescano ad effetto domino tutta una serie di altri modelli sociali, modelli comportamentali e tutta una serie di bisogni pi\u00f9 o meno indotti nelle masse. L’azione pi\u00f9 importante da compiere secondo Marcuse sarebbe quella sostanzialmente di decentrare tutte le realt\u00e0 produttive di una nazione, ovvero passare da una grossa industria dislocata vicino a grossi centri abitati, a piccole realt\u00e0 produttive sparse su tutto il territorio, ci\u00f2 porterebbe a sua volta alla distribuzione della popolazione sul territorio con tutti i vantaggi che ne deriverebbero. L’Italia sino a poco tempo fa ne sarebbe anche partita avvantaggiata, visto che era costituita prevalentemente da piccole imprese, piccole imprese che cadono come foglie secche per via della crisi, crisi determinata proprio dalla ostinazione a volere mantenere dei modelli produttivi oramai obsoleti, vecchi quanto la rivoluzione industriale. Decentrare la produzione significherebbe rendere oltretutto gli agglomerati abitativi pi\u00f9 ergonomici, gestibili con le energie rinnovabili senza difficolt\u00e0. Il sempre pi\u00f9 basso costo di microchip e robots permetterebbe anche piccole aziende di produrre cose che prima richiedevano la grossa azienda. So di una piccola azienda nel Milanese che sta fallendo (a causa della politica degli incentivi solo dichiarati) che produce city car elettriche, il che vuol dire che anche le automobili utilitarie possono essere prodotto in fabbriche che sono poco pi\u00f9 di officine.\"HerbertMarcuse\"<\/a>
\nPoi ci sarebbe il modello produttivo basato sulla logica del componente, un po’ come nella programmazione informatica che \u00e8 passata da procedurale ad oggetti, appunto componenti piccoli che fanno solo una parte del lavoro, componenti che poi verrebbero assemblati in ultimo.
\nCambiare i modelli produttivi legati non solo al profitto ma anche alla valorizzazione del territorio. Il lavoro inoltre subordinato non solo alla produzione ma anche legato a cosa si produce, un lavoro sottoposto costantemente al giudizio etico. Nei nuovi modelli di produzione a mio avviso non si potr\u00e0 lavorare pi\u00f9 8 ore ma forse 6 o addirittura 4 in modo da potere lavorare tutti e potere vivere con un salario minore, attraverso la condivisione delle risorse, la non necessit\u00e0 di possedere un auto se non piccole mini car per brevi spostamenti, l’utilizzo di energia prodotta in proprio, vivere in campagna poi darebbe la possibilit\u00e0 ad ogni famiglia di avere un orto, una serra, un piccolo laboratorio dove costruire alcune cose. Insomma una societ\u00e0 che sfrutta i vantaggi della tecnologia solo fino a che questa non diventa un danno per l’uomo, La rete sarebbe poi un modo per tenere i piedi nel villaggio e la testa nel globo. Consumare esclusivamente a Km 0 pur fruendo la cultura e il know-how mondiale.<\/p>\n