La mentalità di occuparsi solo del proprio orto deve morire

La mentalità di occuparsi solo del proprio orto deve morire

In risposta ad un imprenditore della TAV a “Virus” su RAI 2

Ascoltando pochi minuti fa su RAI 2 un costruttore che lavorava in appalto ai cantieri della TAV che si lamentava degli attentati alle sue strutture attentati anche incendiari. Quindi una vittima indubbiamente, quando però ha affermato che non è compito suo decidere se un’opera è giusto farla o meno e che lui concorre solo per acquisire l’appalto, in quel momento ho capito che era il solito italiota, portatore del solito pensiero idiota: “non è compito mio”. Quante volte lo sentita anche al lavoro questa frase: “non è compito mio”, “non spetta a me”, o il più aziendale: “non rientra nelle mie mansioni” Cazzo io penso sia finito o comunque debba finire il tempo di questa logica. Basta questo paese non cambierà mai se basta una mazzetta di soldi per mettere da parte anche le proprie idee, o a volte anche meno anche la sola pigrizia evita che il soggetto si informi, o ancora peggio sceglie qualcosa che intuisce come sbagliata. Siamo nell’era del multitasking, bene non rendiamolo solo una parola vuota, a mio avviso vuole dire in qualche modo seguire più attività contemporaneamente, ma anche interessarsi di più cose contemporaneamente, acquisire informazioni su più temi. Occuparsi solo del proprio orto culturale per agire in colpevole inconsapevolezza è una scelta da codardi, a quel punto ho più rispetto chi decide con consapevolezza e cinismo, che di chi adotta questa voluta inconsapevolezza. Questa mentalità è perfettamente speculare a quella Not In My Back Yard, tradotto: dovete costruirlo ma non fatelo dietro casa mia.

Nella frase “non è compito mio” c’è poi una pilatesca mancanza di etica, di morale. Questo paese non cambierà mai se non iniziamo a mettere anche le nostre idee, il nostro senso di giustizia, la nostra anima nelle cose che facciamo, nelle nostre imprese di vita.