Il COVID 19 e le case di riposo lombarde

Il Corona virus sta mettendo alla luce uno ad uno tutte le criticità, le inadeguatezze, e i modelli criminali delle case di riposo in Lombardia. Oltre al Pio Albergo Trivulzio noto per avere dato il via alla famosa inchiesta ‘mani pulite’, compare anche il Don Gnocchi con il quale purtroppo ho avuto a che fare per via di mio padre, che dopo un tracollo cognitivo divenne ingestibile a casa, quindi decidemmo diversi anni fa di fare domanda per la più vicina casa di riposo dall’abitazione di mia madre appunto il Don Gnocchi. Durante la sua degenza di circa 2 anni ebbi modo di sperimentare quanto questa RSA avesse come modello il solo fare soldi. Oltre alla retta mensile di più di 2500€ che oltre ad impegnare appieno la pensione di mio padre richiese di erodere anche buona parte dei sui piccoli risparmi.
In quel periodo mi sono accorto di quanto investissero in pubblicità e pubbliche relazioni e di quanto poco investissero nei pazienti.
Mio padre fu trasferito da un reparto specifico per le persone con deficit cognitivi dove poteva essere seguito meglio, ad un altro molto meno organizzato, questo solo perché dopo il primo anno il comune di Milano non avrebbe loro più elargito i 1000€ annuali che erano soliti incassare oltre alla già cospicua retta, inoltre mio padre morì senza che dopo mesi di richieste riuscissi a fargli ottenere un banale poggiatesta per la sedia a rotelle, (mio padre nella condizione che era non poteva certo farsi sentire), spesso quando andavo a trovarlo lo trovavo con la testa riversa all’indietro. In quella struttura prediligevano quelle che io definii: ‘macchinette da soldi’ ovvero quelle persone che venivano a trovarsi in uno stato di morte celebrale e che continuavano a nutrire artificialmente in maniera del tutto inutile visto che si trattava comunque di persone di fatto morte, ma semplici da gestire, non si muovevano, non si allontanavano dal letto, non gridavano, non parlavano e tutti i mesi elargivano soldi alla struttura. Non mi ha stupito sapere che oggi sono indagati, visto il loro comportamento. Questi poi sarebbero ‘cattolici benefattori’, ma manco per il cazzo.

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